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Evviva la scuola!


    Tutto si può dire della scuola, salvo che negli ultimi anni non sia balzata alla ribalta della cronaca e della pubblica attenzione, né sembra abbia alcuna voglia di lasciare questa vetrina. Va dato sicuramente merito, per l'avvio di questo nuovo corso, al primo governo di centro sinistra ed in particolare al Ministro Luigi Berlinguer, il quale ha saputo metter termine a decenni di veti incrociati tra i partiti, che hanno bloccato ogni riforma scolastica.
    L'unico neo della riforma globale, vigorosamente voluta e portata avanti da Berlinguer, è stato forse aver messo troppa carne a cuocere, nella fretta di realizzare per il nostro Paese, inserito ormai nei sistemi scolastici europei, una formazione al passo coi tempi. Ma ciò non potrà togliere a questo uomo di grande levatura culturale, non disgiunta da una notevolissima capacità realizzatrice, la posizione che si è conquistata nella storia della scuola: stare accanto al grande filosofo, ed incomparabile ministro, Giovanni Gentile.
     Purtroppo, accade nella vita che, dei grandi personaggi, come dei grandi riformatori, si prende cura la storia. Gli uomini, invece, spesso ricercano la mediocrità ed i partiti particolarmente amano effettuare viaggi di piccolo cabotaggio, preferendo solo parlare di riforme, piuttosto che realizzarle. Così, qualcuno ha incominciato a riflettere sul processo riformatore voluto da Berlinguer, in particolare quello che ha svuotato gran parte della potestà decisionale del Ministero della Pubblica Istruzione, spostandola dal centro alla periferia, dove le singole scuole hanno per legge acquisito autonomia didattica, organizzativa e finanziaria, svincolata dall'imbeccata ministeriale o dei provveditorati, soppressi per legge.
     Si sa che la riflessione porta di solito bene. Ma non sempre ciò accade. Qualcuno ha cominciato a capire (o temere) che la grande riforma, passata sotto il nome di Autonomia scolastica, poteva ridurre la possibilità di giochi, scambi e maneggi delle gerarchie politiche e corporazioni sindacali, per cui si è dato subito da fare per imbrigliare ed impastoiare ciò che era stato liberato; e, per raggiungere lo scopo alla svelta, è stato deciso di sostituire, con la nuova Presidenza del Consiglio affidata a D'Alema, questo ministro scomodo, non al Paese, ma agli interessi ed alle manovre spartitorie.
     La stima per l'altissimo uomo di cultura, non possono impedirmi di dire, col senno del poi, che De Mauro è stato messo al posto del suo predecessore per annacquare ed affossare il processo riformatore. L'autonomia scolastica, che doveva servire proprio ad affrancare la scuola da lacci e laccioli, da vincoli ed impedimenti, per rendere disponibili risorse ben presenti nelle varie realtà scolastiche nazionali, mai, dico mai, è stata così fortemente limitata come negli ultimi anni, al ritmo di tre-quattrocento circolari all'anno; mentre i finanziamenti, che dovevano servire a valorizzare l'autonoma capacità progettuale delle scuole, sono stati assegnati per lo più per l'esecuzione di progetti voluti dal ministero, quasi sempre strambi o dal chiaro significato ideologico. De Mauro aveva tanta ammirevole volontà, ma è anche un buonuomo ed ha pagato come ministro la sua incapacità a liberarsi da certe spire che lo hanno di fatto reso ostaggio di quegli apparati, politici e sindacali, che hanno in tutti questi anni imperversato nei ministeri e nei provveditorati.
     Questo è il quadro della situazione ereditato dal nuovo Ministro della Pubblica Istruzione, on. Letizia Moratti.
     Cosa vi debbo dire? Il tempo a lei finora concesso è stato davvero poco... Ma, accidenti!, sarà che a me piacciono le donne toste, che non si piangono addosso, sarà quel che sarà, ma mi sembra proprio che la risoluta signora abbia mostrato in questi primissimi mesi di attività una dote, non sempre facile da trovare tra gli uomini (e le donne), figuratevi poi tra i politici: IL BUONSENSO.
     Ma voi pensate davvero ci voleva tanto a capire che, spostando il potere di nominare i docenti dai Provveditorati alle singole scuole, si sarebbero attivate migliaia di istituzioni sul territorio e tutti i docenti avrebbero potuto salire in cattedra già dal primo giorno di scuola, con risparmio per lo Stato di decine di miliardi? No, non ci voleva molto, però occorreva BUONSENSO.
     Pensate ci volesse molto a capire che, con una commissione fatta tutta da insegnanti interni, che conoscessero bene gli alunni, e la sola garanzia di un Presidente esterno per vigilare sulla serietà dell'Esame di stato, avremmo avuto risultati più attendibili, meno raccomandazioni o promozioni all'incanto, con un risparmio per l'erario di ben 300 miliardi? No, non occorreva molto, però occorreva BUONSENSO.
     Occorreva tanto per capire che in Italia manchiamo di una vera istruzione professionale e, di conseguenza, siamo senza operai specializzati e i nostri artigiani - venuti su a suon di ceffoni, in botteghe senza veri istruttori, spesso dotati di una stupidità professionale da fare spavento - sono certamente incapaci di attirare richieste di lavoro, finanche domiciliari? No, non ci voleva molto per capire che l'istruzione "generale", uguale per tutti, ha spesso creato dei giovani spostati, non amanti dello studio e privi, nello stesso tempo, delle competenze necessarie per esercitare dignitosamente un mestiere. Non ci voleva molto, però occorreva BUONSENSO.
     Io non so se andrà a buon fine il disegno di legge, preannunciato dalla Moratti, per l'equiparazione degli stipendi dei docenti italiani a quelli europei, legati però ad un nuovo stato giuridico, che leghi gli aumenti ad un maggiore impegno, anch'esso europeo, ma è certo che i nostri giovani hanno bisogno di più scuola e di maggiore tempo da dedicare alla propria formazione.
     Spero tuttavia che, né questo progetto, né quello per equiparare la scuola pubblica a quella privata, stimoli inviti strumentali e folli, che trovano orecchie facili e sempre tese a giustificare le ricorrenti vacanze autunnali, impropriamente chiamate scioperi ed occupazioni. Sono sicuro che, questa volta, i miei colleghi, che dirigono gli istituti superiori, ed i docenti, che ambiscono stare nell'Europa, faranno la loro parte, liberando la nostra scuola, unica in tutto il mondo civile, da questa degradante piaga che l'affligge.
    

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